La sottile linea bianca

Tra poche ore sarà possibile rivedere molto di più volti completi, senza più quell’accessorio che ci ha fatto compagnia per oltre un anno (augurandoci di non ripetere l’esperienza) . Durante il regno della mascherina è cambiato anche il nostro modo di osservare e di rapportarci col prossimo.

C’è una sottile linea bianca che separa il reale dall’immaginario. E’ sempre presente in ogni volto che incrociamo per strada, a lavoro, nei negozi. Un candido muro di confine capace di interrompere la realtà che percepiamo lasciando lo spazio alla nostra fantasia. Il nostro sguardo si sofferma sui dettagli, molto più di quanto faceva nell’epoca antecedente all’impero delle mascherine.

Quando prima i nostri occhi cadevano su un volto lo fotografavano nella sua interezza e nella composizione di tutti gli elementi che connotavano un viso. Dai capelli alla bocca, passando per gli occhi e la sagoma degli zigomi. In pochi secondi il nostro ritrattista interiore dipingeva di getto l’aspetto del nostro interlocutore o del passante che ci era appena sfilato accanto. E poi lo poteva catalogare nella memoria di archiviazione.

La sottile linea bianca ha cambiato tutto. Il pittore che abita la nostra mente può solo accontentarsi degli occhi e dei capelli. Nient’altro. Ciò che può osservare diventa improvvisamente più importante e la fotografia rapida a cui prima era abituato diventa una minuziosa disamina oculare. L’espressione dello sguardo altrui ci può sedurre o disgustare, le sopracciglia diventano le chiavi per leggere le intenzioni di chi abbiamo di fronte, come se fossimo in un fumetto e la china scivolasse sui contorni delle linee più o meno scure che sovrastano gli occhi. E questi ultimi si prendono il trono dell’attenzione. Diventiamo più sensibili alla bellezza dei due oblò che aprono un’anima al mondo. Occhi magnifici, gentili, severi, indifferenti, pensosi, stanchi, allegri.

Al di sotto della sottile linea bianca c’è il drappo anonimo della mascherina che cela bocche e nasi. Il nostro cervello da pittore diventa architetto, un demiurgo di forme come il miglior chirurgo estetico del mondo intento nell’arduo compito di realizzare virtualmente una fisionomia facciale capace di essere armonica e coerente con quegli sprazzi di viso che ci hanno fornito gli occhi. La fantasia prende il potere, la creatività sale in cattedra e disegniamo immaginando baffi inesistenti, bocche eleganti, nasi all’insù, fossette nelle guance.

La sottile linea bianca diventa la porta per la creazione di persone inesistenti, di ciò che noi pensiamo siano gli altri. E poco importa che sotto la maschera ci siano volti totalmente diversi.

Quando riusciamo a scorgerne le vere fattezze quasi sempre rimaniamo delusi.

Il nostro architetto interiore sbotta sprezzante: lui aveva fatto un lavoro migliore.

7 pensieri riguardo “La sottile linea bianca

  1. Che poi anche prima non è che in giro si vedesse molta gente che la indossava sul serio. Perfino al chiuso e in periodi più “pericolosi” degli ultimi mesi, se ne stavano spesso sotto al mento o al braccio.

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