Heavy Rain: non può piovere per sempre

Citando la celebre frase del Corvo, iniziamo questo 2017 all’insegna della serenità e dei giochi spassionati….no, seriamente, partiamo con un grande gioco “da adulti”.

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UNA PIETRA MILIARE

Senza Heavy Rain non avremmo avuto Life is Strange. Senza Heavy Rain forse nemmeno To The Moon. Ed io l’ho scoperto solo ora. Sono l’unico? Nel dubbio, scrivo questa recensione per coloro che hanno mancato di gustarsi questo prelibatissimo gioco uscito oramai 5 anni orsono e da poco rimasterizzato per PS4.

Parliamo di un’avventura grafica, se questo è ancora tecnicamente il “genere” di appartenenza, che ha rivoluzionato il modo di intendere il videogame. Uno dei primi giochi ad avere davvero un taglio cinematografico, un tema adulto e scelte che, seppur limitatamente, hanno un impatto nel gioco. C’è un prima e un dopo Heavy Rain. E giocarlo ci cambia, inevitabilmente.

Tutti in piedi per il personaggio più sfigato della storia videoludica.
Tutti in piedi per il personaggio più sfigato della storia videoludica.

TRA ORIGAMI E CRISI ESISTENZIALI

Heavy Rain è innanzitutto un giallo. Uno spietato killer (il killer dell’origami”) uccide bambini. Ma non vestiamo i panni del classico detective alla ricerca dell’assassino. La scelta di Cage e soci è stata quella di farci impersonare quattro personaggi diversi, ognuno con il proprio background. Un padre di famiglia (probabilmente il personaggio videoludico più sfigato della storia) che dopo aver subito una tragedia familiare si trova invischiato nella vicenda del killer, una giovane donna molto intraprendente ma sola, un detective privato dal cuore tenero tranne quando perde le staffe, un agente dell’FBI tossicodipendente ma geniale. Una congerie di soggetti piuttosto variegata, come potete vedere. In ogni capitolo agiremo nei loro panni, con trame che lentamente andranno ad intersecarsi. Ed è proprio la storia il cuore pulsante del gioco. Non solo la trama quanto i dialoghi e la costruzione di un’atmosfera grigia, umida, afflitta da una pioggia incessante che funge da conto alla rovescia, permettono una profonda immedesimazione nelle vicende narrate. Il giallo si colora di tinte noir più di una volta, accompagnato da una colonna sonora superlativa.

Investigatore brillante ma con qualche debolezza...
Investigatore brillante ma con qualche debolezza…

GAMEPLAY ATIPICO

Per quanto riguarda il gameplay, riesce ad accompagnare la storia grazie ad una serie di quick time event che ci permettono di compiere azioni quotidiane o affrontare le non rare fasi “action” consistenti in inseguimenti o scazzotate. Niente di trascendentale, sia chiaro. Ma in un gioco del genere,  sopratutto ricordandoci l’anno di uscita – 2011 – , forse non è l’elemento primario. E’ ovvio che rispetto alle moderne produzioni sia un po’ “vecchio”, sia sotto il profilo tecnico (seppur la remaster ps4 dona splendore alle espressioni facciali dei protagonisti che mi lasciano ancora a bocca aperta) con movimenti spesso troppo legnosi ed una telecamera che consente solo due inquadrature, sia sotto il diramarsi della trama che, comunque, ha dei “binari” facilmente invididuabili. Se a questo inconveniente un Life Is Strange pone rimedio con i viaggi nel tempo, in Heavy Rain le conseguenze delle scelte a volte si intravedono in anticipo. Niente di disastroso o che nuoce all’esperienza complessiva, sia chiaro.

La sofferenza è palpabile in ogni momento...
La sofferenza è palpabile in ogni momento…

“Esperienza” mai come in questo caso è il termine più adatto per descrivere Heavy Rain. Immaginate di guardare una serie TV in una dimensione nuova, nella quale potete interagire col mondo dei personaggi. Avete una fotografia, una regia ed una colonna sonora tipicamente cinematrografici e allo stesso tempo utilizzate il vostro gamepad per scovare gli indizi o per decidere il fato del personaggio di turno. Un gioco che vi lascia qualcosa, facendovi immedesimare nei vari protagonisti (o facendoveli odiare). Le emozioni contano e se un’opera le regala, perché privarsene?

P.S. Il doppiaggio in italiano è di spessore, sopratutto menzione speciale a Pino Insegno che ha avuto l’onere di doppiare Mr. Sfiga “Ethan Mars”.

P.S.2 Notevole la ricostruzione espressiva degli attori attraverso una delle prime applicazioni della “motion capture” di tale livello nel mondo videoludico.

P.S.3 Un plauso alla colonna sonora. Tanto di cappello.

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